Da chi vogliamo cominciare? Da Sergio Mattarella?
Okay: il presidente della Repubblica (ovvero, più propriamente, il presidente di “questa” repubblica) ha dichiarato di essere “profondamente addolorato dalla prematura scomparsa di Franco Battiato”, per poi sciorinare un mazzetto di banalità assortite. Che proprio per la loro totale mancanza di incisività la dicono lunga su quanto la celebrazione sia solo di circostanza, a mille miglia da una comprensione autentica e profonda. E davvero personale.
Analogamente, tanti altri politici – delle più varie collocazioni, ma molto meno dissimili di quanto amino far credere (tanto è vero che si sono ritrovati puntualmente nel sostegno al governo Draghi) – si sono affrettati a tesserne l’elogio funebre.
Sarà il caso di dirlo nel modo più brutale, allora.
Lasciate perdere: perché con Battiato non avete avuto, né avrete mai, alcuna affinità. Ciò che lui ha espresso (dire “cantato” sarebbe ampiamente riduttivo) è agli antipodi delle vite che state conducendo. Delle carriere che vi siete scelti. Delle pratiche, più o meno ambigue e opportunistiche, in cui vi avvoltolate. E di cui addirittura vi compiacete. Non citate “La cura”.
Riascoltatevi “Il ballo del potere”.
Non trastullatevi con i suoi brani più ritmati e con l’unica finalità, in apparenza, di divertire.
No: non erano girandole di nonsense fini a se stessi. Ma la dimostrazione che i nonsense ci assediano da ogni dove e in troppi non se ne rendono conto.
Non provateci nemmeno, a lodarlo a gran voce per simulare una comprensione profonda e un’ammirazione che vada al di là di quella, invidiosetta, nei confronti di una “superstar”. Le distanze tra lui e voi restano quelle, abissali, che separano un “cercatore di verità” che si era formato sugli insegnamenti di Gurdjieff e voialtri, i “cacciatori di consensi” che hanno imparicchiato il mestiere a forza di mediazioni, accordicchi e compromessi.
Non citate “Centro di gravità permanente”.
Riascoltatevi “Povera Patria”.
E domandatevi a chi si riferisse, quello che voi stessi definite il “maestro Battiato”, nel puntare il dito su “gente infame, che non sa cos'è il pudore /Si credono potenti e gli va bene / quello che fanno / E tutto gli appartiene / Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni”.
No. Non sono solo canzoni. E men che meno solo canzonette.